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Due lesbiche al Pronto Soccorso

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Come vi avevo accennato nel post precedente, lo scorso week end ero con Nina in quel di Varese. Doveva essere l’occasione di prendere un po’ di fiato dopo la maratona festiva e godere della compagnia reciproca. Insomma, volevamo fare un po’ le fidanzatine senza pensieri, dopo aver mollato i bimbi nelle mani dei briganti (prima che attiviate i servizi sociali e Barbara D’Urso, sappiate che sto scherzando: i 3 porcellini erano sani e salvi da padri e parenti vari).

Per farla breve, quello che sembrava un tranquillo Hotel di Provincia, si è rivelato essere una schifezza degna delle peggiori bettole dei film degli orrori.

Poltrone rotte, arredi anni ’70 rovinati e decadenti, moquette puzzolente e tendaggi che ricordavano il circo sia nel design che nel puzzo acre di animaletto trascurato. Personale scortese, becero e disattento che durante la colazione non si è nemmeno scusato per averci servito del burro andato a male.

hotel da incubo

E il burro e la cameriera di sala, probabilmente, non erano le uniche note “acide” del pasto, tant’è che abbiamo iniziato a sentirci male mezz’ora dopo l’ingestione di tanta bontà: nausea, sudore freddo e crampi allo stomaco. L’Hotel, ancora una volta, ha dato prova di scarsa professionalità arrivando quasi ad insinuare che la nostra fosse una strategia per chiedere uno sconto o non pagare. Così ci siamo recate in Pronto Soccorso – saltando con un balzo i Bee Gees che cercavano di bloccarci la strada e che erano rimasti imprigionati lì dentro dalla loro ultima tournée.

Mentre procedevamo verso l’ospedale, pensavo alle solite scene “all’italiana” che ci sarebbero capitate: Lei chi è? Non può entrare se non è una parente…Consapevole che la nostra non è una coppia agli occhi dello Stato italiano, alla nausea si sono aggiunte pure l’ansia e la tachicardia. Faccio le cose per benino io. Anche quando sto male.

Siamo arrivate un po’ barcollanti all’ingresso di un Pronto Soccorso gremito di persone e con una fila serpentiforme di fronte al Triage. Ad un certo punto Nina mi ha sorretto da dietro mettendomi una mano sulla pancia. La signora accanto mi ha sorriso guardando la pancia – deve aver pensato fossi incinta – ma il sorriso le è durato giusto il tempo di passare dalla mia panza, gravida di panettone, alla faccia di Nina. E quel sorriso si è trasformato in un solco lungo il viso.

Sempre più pronta a benedire gli astanti con una vomitata a pressione sono atterrata al bancone. Nina ed io abbiamo spiegato tutta la storia. L’infermiera ci ha fatto entrare subito nella sala interna, ha compilato le schede d’inserimento e accompagnato me a fare l’elettrocardiogramma. Vedendo Nina che rimaneva indietro mi ha chiesto:

– Ma non vuoi che entri la tua compagna?

Lì per lì ho pensato che stessi morendo e che quello fosse l’ultimo gesto compassionevole di un Paese omofobo; invece l’infermiera non solo ha fatto entrare Nina mentre mi visitava, ma l’ha coinvolta con domande sulla mia salute, sul soggiorno disastroso nell’Hotel degli orrori e così via. Ci ha trattate da coppia. Ma da coppia vera, eh. Non da coppia che…ehm..sì…non c’è niente di male ma…O potevate fare finta di essere cugine…

Per fortuna al Pronto Soccorso si trova anche bellagggente. Per me questa è la seconda esperienza positiva in campo “Emergenze”. Qualche anno fa, accompagnando una mia ex, mi sono imbattuta in un infermiere fantastico con il quale è nata addirittura un’amicizia. Quando Brita ha avuto la bronco polmonite, ho chiamato lui a farle la puntura.

Di questa avventura mi è rimasto sì, il senso di disgusto per il burro guasto, ma anche tanto ottimismo. Le persone, per fortuna, non sono tutte bigotte ed allineate ai dictat di uno Stato ipocrita ed immobilista. C’è gente che lavora con professionalità ed umanità, che non solo non discrimina, ma si schiera in prima linea per cambiare le cose anche di fronte ai vuoti normativi.

P.S.

Mi è rimasto anche questo bel feticcetto, che Brita ha voluto per giocare al dottore con le sue bambole. Davvero un bell’oggettino.

Non capirò mai il gusto splatter dei bambini. Bleah.

due lesbiche al pronto soccorso

 


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